Gay & Bisex
Week end all'agriturismo.
di boyforyou
08.09.2007 |
23.032 |
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"Quando riuscii con fatica a rimettermi in piedi, mi accorsi che camminavo male, dal culo mi arrivavano fitte di dolore, dovevo tenere la gambe larghe per..."
Ero stressato da morire in quel periodo, quel venerdì sera, mentre mi accingevo a parcheggiare la macchina, nella piccola aia dirimpetto all’agriturismo dove avrei passato i prossimi due giorni, imprecavo contro qualsiasi stupidata che colpiva la mia attenzione. Mi servivano proprio quei due giorni da solo, in completa pace e tranquillità, nel silenzio della campagna. Scesi dalla macchina e spensi prontamente i cellulari, da quel momento sarei stato irraggiungibile per tutti, parenti compresi, era già buio, presi la mia borsa da viaggio dal bagagliaio e mi incamminai verso l’ingresso, la serata era serena e faceva un freddo boia.Entrai ed il calore del salone, tipo casa colonica con un grande camino acceso, mi avvolse subito, mi guardai attorno, seduti al ristorante soltanto un paio di uomini sulla cinquantina, al bancone della reception, che fungeva anche da piccolo bar, c’era un signore, anch’esso sulla cinquantina, sembrava una brava persona a vederlo, i lineamenti tradivano un passato da lavoratore nei campi, mi accolse con un gran sorriso. Vedere quasi deserto un locale così caldo ed accogliente, mi faceva un po’ tristezza, ma sapevo già, fin dal momento in cui ero partito, che sarei stato l’unico ospite dell’agriturismo per quel fine settimana.
“Siamo tre brave persone, seri e lavoratori, segretamente ci accomuna la fantasia di fare sesso con un giovane ragazzo, preferibilmente passivo, serio e pulito, meglio se depilato, ok a gay non troppo effeminati, meglio se bisessuali insospettabili… offriamo due giorni di soggiorno nel nostro agriturismo a chi riuscirà a colpire la nostra attenzione… gradita foto allegata alla risposta!”
Questo era l’annuncio che avevano pubblicato, lo avevo letto due settimane prima su un sito internet, lo avevo distrattamente raccolto, pensando che una vacanza mi ci voleva proprio, ma senza credere veramente che sarei arrivato fino al punto in cui mi trovavo. La corrispondenza con i tre, si era fatta più fitta con il passare del tempo, avevo mandato la foto dei miei attributi, poi tutto il corpo senza faccia e, alla fine, la mia foto intera, i tre erano entusiasti di me e non vedevano l’ora di ospitarmi, il momento migliore sarebbe stato questo week end, dato che non avevano nessuna prenotazione. Vinsi la titubanza iniziale che avevo grazie alla mia lussuria, era intrigante il pensiero di giocare con tre cazzi maturi, oltre tutto lo stress ormai mi usciva dagli occhi e quindi la vacanza mi ci voleva per forza, quindi presi due piccioni con una fava (o meglio con tre fave) e partii.
I tre uomini mi accolsero calorosamente, non vedevano l’ora che arrivassi, i due al tavolo si alzarono e mi vennero incontro, a loro si aggiunse l’uomo della reception, ci presentammo, l’uomo dietro al banco si chiamava Pietro, aveva 54 anni, un fisico asciutto, senza pancia, temprato dal lavoro nei campi. I due al tavolo erano Gino ed Alfonso, 49 anni il primo, più alto di Pietro e con un ventre molto pronunciato, un fisico tosto anche lui. Alfonso aveva 52 anni, il più basso dei tre, era alto quanto me, fisico asciutto e tosto, erano soci e proprietari dell’agriturismo, Alfonso e Pietro erano cugini, Gino era un amico. Mi invitarono a togliermi il cappotto, a mollare la borsa dove volevo e ad accomodarmi ad un tavolo apparecchiato per quattro, mi sedetti assieme a Pietro e Gino, Alfonso andò in cucina a prendere un grande tegame con la cena già cucinata. Cenammo, chiacchierando del più e del meno, vicino al grande camino acceso, ogni tanto Pietro attizzava il fuoco e ci buttava dei pezzi di legna spaccati ottimamente, il buon vino, prodotto nella loro tenuta, scorreva a fiumi, non facevo a tempo a vuotare il bicchiere che subito uno dei tre lo riempiva di nuovo, cominciavo ad avere caldo e mi tolsi il maglione, rimanendo solo con la t-shirt. Per bere il caffé e l’ammazza caffé, ci spostammo in un salottino adiacente il ristorante, molto caldo ed accogliente, anche questo dotato di caminetto acceso, Pietro portò i caffé e Gino pensò ai super alcolici, la situazione si scaldava sempre più, i tre non vedevano l’ora di mettermi in mezzo, era palese, mi sedetti sul divano davanti al camino, Alfonso si sedette ad un lato e Gino all’altro, Pietro prese posto su una poltrona di fianco a noi. Il clima della piccola riunione, già molto caldo, si surriscaldò ulteriormente quando Gino cominciò a raccontare barzellette sporche, le tirava fuori a getto continuo, soprattutto sui gay, ridevamo di gusto, più per l’alcool che per le battute, ma il ghiaccio, dovuto all’imbarazzo iniziale, ormai era più che sciolto.
Ero abbastanza brillo e quel paio d’ore di rilassamento, senza pensare ai problemi di lavoro, avevano già fatto un buon effetto su di me. Decisi di prendere l’iniziativa, conscio che ai tre, l’alcool, non aveva abbattuto i freni inibitori come aveva fatto con me, avevo una gran voglia di vedere i cazzi con cui avrei avuto a che fare per i prossimi due giorni, aspettai di finire di ridere all’ultima battuta di Gino e li invitai a farmi saggiare, con occhio e con mano, la mercanzia.
I tre non se lo fecero ripetere due volte, senza alzarsi si sbottonarono i pantaloni e tirarono fuori i membri, i tre cazzi erano ancora mosci, ma la dotazione era abbastanza imponente, li invitai a spogliarsi nudi, si alzarono e lo fecero. Adesso cominciavano ad eccitarsi, mi misi seduto sul bordo e gli feci cenno di avvicinarsi, Gino era alla mia sinistra, Pietro al centro ed Alfonso alla mia destra, partendo dal primo cominciai a toccare con mano, con fare esperto soppesai i tre membri uno dietro l’altro, l’aria nel salotto divenne elettrica, nessuno parlava più. Con la mano destra impugnai il cazzo di Alfonso, con la sinistra il cazzo di Gino e con la bocca succhiai quello di Pietro. I tre cazzi presero vigore, incredibilmente il cazzo più grosso di tutti apparteneva al più piccolo dei tre, comunque le dotazioni, che adesso erano nel pieno vigore, erano di tutto rispetto, avevano proprio tre bei cazzoni, pensai che mi sarei divertito un sacco a farli godere ed a goderne nel farlo.
Spompinai con diligenza ed accuratamente ognuno dei tre, masturbando gli altri due che non sollazzavo con la bocca, l’eccitazione che provavo stava aumentando a dismisura, avevo il cazzo durissimo ed il mio culetto sbrodolava già al pensiero delle penetrazioni che avrei subito di li a poco. Finito di eccitare ed insalivare bene i tre cazzi, mi alzai in piedi e mi spogliai nudo, mi misi a quattro zampe sul divano ed ammiccando verso Alfonso lo invitai a sodomizzarmi. Alfonso mi si posizionò dietro, una gamba sul divano ed una per terra, appoggiò la verga al mio buchetto impaziente e spinse, entrandomi dentro senza alcuno sforzo fino alle palle, tanto ne avevo voglia, strappandomi subito un gemito di godimento ed approvazione. La sua verga mi riempiva bene, sentivo una benevola pressione sulla prostata che mi faceva sgocciolare dal godimento, pompava con vigore, ma senza esagerare, con ritmo costante e cadenzato, gli altri due ci guardavano scopare e si masturbavano, infoiati da morire a sentirmi gemere come una troietta in calore. Gli feci cenno di avvicinarsi, si spostarono immediatamente ponendomi i loro cazzi contro al viso. Presi a spompinarli uno alla volta, il ritmo della pompa era quello che imponeva Alfonso mentre mi sbatteva, stavo godendo come un matto e non solo io, Pietro era pericolosamente vicino all’orgasmo, lo sentivo ansimare e sbuffare mentre succhiavo il cazzo di Gino, con la coda dell’occhio vidi i suoi testicoli salire e capii che era pronto a schizzare la sua calda crema, spostai la mia bocca sul suo cazzo e gli agevolai la sborrata che, copiosa e densa, si riversò nel mio cavo orale. Ingoiai diligentemente tutto il piacere che mi riversò in gola, fino all’ultima goccia, lo tenni in bocca fino a quando cominciò a perdere consistenza, poi spostai la mia attenzione su Gino. Vedermi ingoiare tutta la sbora di Pietro eccitò ancora di più Gino ed Alfonso, il ritmo dell’inculata aumentò, le spinte del mio sodomizzatore divennero più veloci e profonde, il cazzo di Gino mi si piantava in gola ad ogni affondo di Alfonso, anch’io ero quasi giunto al punto di non ritorno, sentivo l’orgasmo pericolosamente vicino, smisi di trattenermi, volevo venire anch’io assieme a loro, gemevo come una giumenta e, quando i primi schizzi dello sperma di Gino cominciarono a riempirmi la bocca, sborrai senza ritegno. Le convulsioni dell’orgasmo mi fecero contrarre lo sfintere ed innescarono quello di Alfonso che, si svuotò completamente, con una copiosa sborrata, dentro al mio intestino, piacevolmente invaso da tutto quel fluido calore. Ingoiai tutto lo sperma di Gino, mentre Alfonso mi faceva pulsare il cazzo nell’intestino, attesi che me lo sfilasse e mi alzai in piedi, mi scusai per aver sporcato il divano, mentre mi apprestavo a ripulirgli la verga con la lingua, goloso di assaggiare anche la sua crema. I tre mi dissero all’unisono che non faceva nulla, tanto erano rivestimenti rimovibili e lavabili, visibilmente contenti da quanto era appena successo, Pietro mi indicò la mia camera, senza rivestirmi presi la mia borsa e mi andai a fare una doccia, dando la buona notte ai tre ed un arrivederci alla mattina dopo.
Dormii profondamente fino alle dieci del mattino, poi mi alzai, mi lavai, svuotai bene l’intestino, per essere pronto a ricevere cazzi e scesi. Di sotto trovai soltanto Alfonso, mi ero messo soltanto una tuta da ginnastica senza indossare la biancheria intima, tanto pensavo che durante quella vacanza mi sarebbe stata soltanto di impedimento, lo salutai dandogli un bacino sulla guancia, lui mi sorrise e mi chiese che cosa volessi per colazione, “latte e biscotti” e prontamente si dileguò in cucina a preparare. Cinque minuti dopo riapparve con una caraffa di latte caldo, una tazzina di caffè espresso ed un piatto di biscotti fatti in casa, appoggiò il tutto sul tavolo e sparì di nuovo in cucina. Consumai la colazione, poi mi spostai nel salottino dove la sera prima era successa l’ammucchiata, c’era ancora un forte odore di sesso, nell’aria aleggiavano ancora ferromoni di maschio eccitato, fumai una sigaretta con gusto e tornai in camera a lavarmi i denti. Vi trovai Gino, intento a rifarmi il letto, salutai anche lui con un bacino sulla guancia ed andai in bagno. Finito di lavarmi i denti tornai presso il letto, Gino lo aveva appena rifatto, si fermò a chiacchierare con me, mi sdraiai sul letto con fare provocante, la dormita mi aveva rimesso in sesto ed avevo decisamente voglia di cazzo, speravo che anche Gino ne avesse voglia, non tradì le mie aspettative. Si sedette sul letto di fianco a me, gli misi una mano sul pacco e palpai per saggiarne la consistenza, era già bello duro, gli sbottonai i calzoni e liberai il cazzo, lo impugnai e lo segai lentamente, guardandolo negli occhi fisso, con sguardo da troia navigata in calore, mentre lui mi raccontava di come, nel tempo, i suoi interessi sessuali si erano spostati decisamente a giovani maschi come me, abbandonando completamente ogni interesse per il sesso femminile, fantasticando spesso di avere una storia di amore, non solo di sesso, con qualcuno come me. A quel punto feci una cosa che stupì anche me, volevo fortemente realizzare la sua fantasia, almeno per quel momento, mi alzai e mi ci inginocchiai in braccio, il suo cazzo duro premeva sul mio buchetto aperto, protetto soltanto dal leggero tessuto della tuta, lo baciai in bocca con la lingua, mentre lui mi abbracciò stretto. Mi sfilò la giacca della tuta e prese a palparmi in tutto il corpo, il cazzo, ancora più duro, premeva con più insistenza, mi baciava il collo ed il petto, alternando i baci a lunghe leccate che scendevano fino ai capezzoli inturgiditi dall’eccitazione del momento, mi faceva tenerezza, era eccitatissimo dalle effusioni che ci stavamo scambiando, mi sollevò di peso e mi sdraiò sul letto, in un attimo mi sfilò i calzoni della tuta, quindi mi divaricò le gambe e si piegò a leccarmi il cazzo ed il buchetto. L’omone era letteralmente partito per la tangente, infoiato da morire si abbassò fino al ginocchio i calzoni e le mutande, poi si sdraiò su di me, fra le mie gambe divaricate, non potevo muovermi di un millimetro, il suo peso mi teneva schiacciato sul materasso, mi mise di nuovo la lingua in bocca ed io risposi al bacio, mentre sentivo la sua verga che, lentamente, entrava nel mio intestino.
Mi penetrò con dolcezza e decisione per tutta la lunghezza della verga, sentivo le palle contro le chiappe, il mio culetto goloso, oscenamente aperto e ben riempito dalla mazza di Gino, mandava segnali di godimento al mio cervello che, io esprimevo al mio montatore, con gemiti da troietta che lo incitavano a sbattermi con vigore. Sbuffando ed ansimando come un mantice, leccava il mio collo e la mia faccia attorno alla bocca, mentre mi montava con foga, facendomi godere da matti, urlavo frasi sconnesse ed oscene di incitamento a sfondarmi il culo, lo pregavo di non fermarsi e di continuare a pomparmi più forte, le mie grida attirarono Alfonso che fece capolino dalla porta aperta della camera. Il suo cazzo uscì subito dalla patta dei pantaloni, ci osservò un po’ a distanza menandosi la verga già dura, quelle prestazioni da esibizionista mi eccitavano, diventai ancora più plateale nel godere, ero quasi giunto all’orgasmo quando Gino si irrigidì e bloccò la sua stupenda cavalcata, sborrandomi nell’intestino, sentii un nuovo calore invadere il mio basso ventre, se avesse dato ancora un paio di pompate sarei arrivato anch’io, gli presi la testa e la portai verso il mio viso, dandogli un bacio con la lingua mentre assecondavo gli ultimi spasmi del suo orgasmo, contraendo lo sfintere attorno al suo cazzo. Si tolse subito, in evidente imbarazzo verso Alfonso, per quanto appena successo, evidentemente si vergognava a baciarmi davanti agli altri, il suo atteggiamento mutò subito, in piedi davanti al letto offrì, con un cenno della mano, il mio buchetto dilatato ed imbrattato di sperma ed umori, che offrivo alla vista dei due tenendo le gambe ancora ben divaricate, al suo socio, che mi si avvicinò con il membro eretto e, dopo aver ben sistemato la sua posizione, mi penetrò senza tanti preamboli fino alle palle, riempiendomi con la sua verga e ricominciando a farmi godere dal punto in cui si era fermato Gino. Alfonso appoggiò le mani sul letto, teneva le braccia tese, mi scopava con il ritmo cadenzato della sera prima, con vigore e profondamente, ma senza eccessiva foga, il suo cazzo entrava ed usciva regolare, aiutato dallo sperma di Gino che aveva lubrificato superbamente il mio buchino, godevo da morire, non mi stavo trattenendo e con poche pompate mi portò all’orgasmo. Venni schizzandomi sul basso ventre, questa volta non innescai il suo orgasmo con le contrazioni dello sfintere, continuò a scoparmi a lungo con il suo fare lento e regolare, quando fu il momento mi sborrò nell’intestino come aveva fatto la sera prima. Entrambi i miei montatori, dopo essersi svuotati dentro di me, salirono sul letto davanti alla mia faccia e mi fecero leccare i loro cazzi mosci fino a ripulirli completamente, ero ancora sdraiato a gambe divaricate sul letto, il culo oscenamente aperto lasciava colare sperma misto ai miei umori, avevo appena finito di ripulire i cazzi di Gino ed Alfonso, quando fece capolino Pietro nella stanza. Scherzò accusandoci di divertirci senza di lui, ridendo gli risposi che il mio culo era anche a sua disposizione se voleva, non ci stette a pensare molto, si abbassò i pantaloni e, dopo essersi messo sopra di me, come aveva fatto prima Alfonso, me lo piantò in culo e prese a stantufarmi con vigore. Il mio culetto lo accolse nel migliore dei modi, permettendogli di sbattermi a tutta velocità, non durò quanto gli altri due, dopo qualche minuto venne sbuffando, riversandomi nell’intestino una copiosa sborrata. Avevo il culo pieno, non accennavo ad alzarmi per paura di riversare tutta quella sborra sul copriletto, non volevo sporcare anche quello, chiesi a Gino se per favore poteva prendermi un po’ di carta igienica, prima che Pietro seguisse l’esempio dei due amici e venisse davanti alla mia faccia a farsi ripulire il pisello. Ultimato anche il bidet all’ultimo dei tre, mi appoggiai la carta igienica sul buchetto e mi decisi ad alzarmi in piedi, le gambe mi facevano un po’ male a forza di tenerle divaricate, sentivo un sacco di fluido che cercava di uscire dal mio intestino, corsi sul water e tolsi il tappo di carta, vi riversai, dallo sfondatissimo buchetto, un monte di sperma. Quando mi rialzai dal water mi lavai, mi feci un clistere per vuotare nuovamente l’intestino e raggiunsi i miei tre amici nella stanza da letto. Si erano già rivestiti, feci lo stesso indossando la tuta da ginnastica che avevo prima, sempre senza biancheria, poi scendemmo tutti e quattro a mangiare. Il pomeriggio lo passai tranquillo in camera mia, sonnecchiando e leggendo un libro, vidi i tre sporadicamente, erano impegnati in altre faccende, quindi non mi “calcolavano” più di tanto, probabile che stessero raccogliendo le energie per la sera. Alle otto precise cenammo, prima di scendere mi ero recato sotto la doccia ed avevo espletato il solito iter per vuotare l’intestino, sapevo di avere davanti una lunga serata e preparai il mio culetto per bene.
I tre amici mi aspettavano da basso, già seduti al tavolo della sera prima, presero una pillola di “viagra” a testa, quindi cenammo, la conversazione a tavola verteva su argomenti sessuali, tutti raccontavano quanto volessero farmi appena la pillola blu avesse fatto effetto, era eccitante per me sentire quegli argomenti, dal momento che ero io il soggetto delle loro fantasie perverse, parlavano di fottermi fino a spellarmi il buchetto. Prima del dolce le pillole cominciarono a fare effetto, Pietro si alzò in piedi e mi mostrò la spaventosa erezione di cui era preda, dando il la agli altri, a comportarsi come lui. I tre cazzi erano tesi all’inverosimile, mi puntavano come spade sguainate, mi vennero in mente i “moschettieri”, “io per tutti e tutti per me”, mi tolsi la tuta e rimasi nudo, mi buttai in mezzo a loro che si chiusero a cerchio su di me, iniziai una specie di balletto senza musica, muovevo i fianchi per strusciare la mia pelle contro le cappelle tese, decidemmo all’unanimità di saltare il dolce, o meglio, loro saltarono il dolce, io avevo tre grossi cannoli a disposizione.
Prima di trovarmi il cazzo di Pietro ben piantato fra le chiappe, avevo visto sul grande orologio della sala da pranzo che erano le 21 e 30, mi lanciai in quella abbondanza di cazzi, ero il piatto forte della serata e godei come un matto ad esserlo, succhiavo e masturbavo a tutto motore i due cazzi che, a turno, non avevo piantato in culo, sembrava che non ne avessero mai abbastanza. Non scherzavano quando parlavano di spellarmi il culetto a forza di inchiappettarmi, ero in preda ad una libidine orgiastica immensa, non riuscii a seguire tutti gli avvenimenti, il cervello faticava a rimanere lucido, venni almeno tre volte emettendo gocce di sperma, ma non riuscii a contare tutti gli orgasmi che ebbi, ne tanto meno riuscii a contare i loro, mi schizzavano in bocca o in culo, a volte sul corpo dove si trovavano al momento, senza che i loro cazzi avessero mai un attimo di cedimento, mi trovavo sempre almeno un cazzo piantato dietro. L’orgia durò quasi tre ore, poi l’effetto della pillola blu cominciò a scemare ed i tre, esausti, cominciarono a ritirarsi uno alla volta, mi avevano schiantato, mi sentivo un lago al posto del culo, una grotta al posto dell’ano, ero sul pavimento a quattro zampe, il cazzo di Pietro mi scopava la bocca, senza che riuscissi in alcun modo a partecipare se non tenendola aperta, Gino mi stava inculando per l’ennesima volta, Alfonso, che si menava il cazzo di fianco al mio viso, venne eiaculandomi qualche goccia di sperma sulla guancia, quindi si andò a sedere su una sedia con il cazzo che, finalmente, perdeva consistenza. Pietro eiaculò a sua volta, direttamente in gola, anche lui pochissima roba, poi si ritrasse a sedere di fianco all’altro amico, non riuscii a chiudere la bocca per ingoiare, rimasi a bocca aperta e lo sperma gocciolò sul pavimento assieme alla mia saliva, mentre Gino continuava a pomparmi con vigore la verga, nelle cedevoli carni del mio culetto, poi si irrigidì e schizzò a sua volta qualche goccia di epilogo strusciando la cappella sulle mie chiappe. Quando anche lui si alzò per andare a prendere posto assieme agli altri due moschettieri, mi abbandonai sdraiato sul pavimento, non curandomi delle pozzangherette di sperma che vi si trovavano. Dovevo riprendere fiato, non avevo più energie, non mi ero mai sentito il culo così sfondato in vita mia, pensavo che mi sarebbe rimasto per sempre così aperto, la mascella mi doleva da matti, guardai di nuovo l’orologio, mancavano pochi minuti alla mezzanotte, non avevo mai scopato così tanto.
Quando riuscii con fatica a rimettermi in piedi, mi accorsi che camminavo male, dal culo mi arrivavano fitte di dolore, dovevo tenere la gambe larghe per deambulare, sentivo colarmi della roba all’interno delle cosce, non avevo voglia di vedere che cosa fosse, l’avrei lavata sotto la doccia, anche per i tre non era stata una passeggiata, mi sembravano abbastanza esausti, si alzarono dalle sedie quando fui in piedi, uno alla volta li salutai, dandogli un bacino sulla guancia, poi mi incamminai a fatica verso la mia camera. La doccia eliminò lo sporco ed un po’ di fatica, il culo però sembrava non volerne sapere di tornare alla condizione di partenza, continuava a rimanere oscenamente aperto, ogni mio tentativo di contrarre lo sfintere innescava una fitta di dolore lancinante, indossai le mutande ed andai a letto, dormii profondamente fin quasi a mezzogiorno, quando mi svegliai il culetto si era richiuso, ma mi faceva male da morire. Preparai il bagaglio prima di scendere, andai in cucina e consumai una rapida colazione, preparatami da Alfonso, in piedi, le sedie di paglia mi facevano male, andai a sedermi nel salottino dove per la prima volta avevo assaggiato i tre moschettieri infoiati, sul divano era meglio, sul morbido riuscivo a sedermi. Saltai il pranzo, dei tre avevo visto soltanto Alfonso fino a quel momento, verso le 15 mi raggiunsero nel salottino tutti e tre assieme, si sedettero con me a parlare della sera prima e delle nostre condizioni fisiche, parlai del mio culetto dolorante, loro tirarono fuori i cazzi e me li fecero vedere, tutti gonfi e tumefatti, ridemmo delle nostre condizioni, diedi un bacino con tenerezza ad ognuno dei tre cazzi, man mano che sparivano di nuovo dentro alle patte, ci accordammo per rifarlo il prima possibile e partii, riposato, rilassato ed appagato dal mio week end all’agriturismo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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